Scanzi e le Cattive Strade

Mi ero messo un appunto da qualche tempo, alla prima occasione in cui la tournee’ “le cattive strade” di Andrea Scanzi e Giulio Casale avesse toccato un posticino nei pressi di Vicenza ci sarei andato. Monica ha beccato un filotto, data ideale, location vicina, 2 tickets low cost scaccia crisi.
Arriva il 7 marzo 2014, a Schio, in un teatrino minimalista di paese mi trovo in una galleria affollata, seduto in posti centrali. Intro con il Testamento di Tito e si parte. Due occhi di bue, due sedie e una chitarra. Due uomini.

Scanzi dal vivo non lo avevo mai visto, purtroppo per un motivo o per l’altro lo spettacolo legato a Gaber mi e’ sempre scappato di mano.
E’ un vero peccato per uno come me che ricorda ancora benissimo “quel teatro canzone” visto dal vivo (per sbaglio) molti anni fa.
Seguo il profilo di Scanzi su Facebook, mi piacciono i suoi interventi 8 volte su 10 e, conoscendomi, e’ una media tremendamente alta.
Insomma, la serata promette bene.
Si parla di Fabrizio De Andre’. Da solo rappresenta il 25 per cento della mia cultura “fasulla” (cit.), l’altro 75% se lo dividono De Gregori, Guccini, Fossati, Dylan, Vecchioni etc etc… Non c’e’ stato posto per altro, mi spiace, a scuola ero un coglione e la mia tuttologia tecnica di mestiere e’ arrivata dopo a suon di viaggi, gente conosciuta ed esperienze.
Andrea e’ “uno in gamba”, e’ un modo per dire che e’ nelle mie corde. Gli piace il vino “insolfito” che piace a me, si fa largo con il machete tra citazioni che conosco a memoria ed e’ spesso incazzato con tutti. Va bene cosi’.

Con questo preludio preciso voi vi aspettereste il racconto di tutto lo spettacolo ma non lo faccio. Non e’ costoso, andate a vederlo, non e’ tempo sprecato. Soprattutto se non conoscete/non avete conosciuto Faber/conoscete poco Faber.
Andrea ha tutta l’aria di conoscerlo bene, avrebbe potuto far durare quello spettacolo ore ed ore. Avrebbe potuto parlare di piu’ di alcuni album del nostro. Avrebbe potuto “spalancare le labbra ad un ingorgo di parole” (cit.) raccontandoci di gossip preistorici di un viaggio oltreoceano di De Andre’ e De Gregori con le rispettive compagne e di come fini’. Avrebbe potuto risparmiarci quella comparazione diretta (banale) di due versioni de “un pescatore”. Avrebbe potuto dirci qualcosa di piu’ degli anni ’70 e meno degli anni ’80. Dell’Hotel supramonte avrebbe potuto raccontarci le ripercussioni umanoidi su Faber e tralasciare i suoi cenni misericordiosi post prigionia.
Purtroppo dribblava tutti i miei sussurrati “dai, Scanzi, diglielo, racconta anche questo”.

Dopo un’ora e mezza lorda mi sono reso conto che era tutta un’introduzione. Non eravamo al capezzale di Paolini che ci stava scomponendo anche l’idrogeno dell’acqua del Vajont, ma davanti ad un conoscitore del (attuale) pubblico che diceva solamente “Cari amici, ragazzi, e’ esistito quest’uomo, vi do’ tre coordinate e poi a casa googlate in pace, amen”.
Vecchio ronzino, piu’ giovane di me ma assai piu’ furbo. Avrei approfondito, ne avrei addormentati un 20%, spaventati un buon 40% e mi sarei fatto odiare dal pubblico restante che sarebbe tornato a casa bestemmiando.
Purtroppo sono un povero talebano e non c’e’ niente da fare.
Scanzi ha fatto funzionare il suo spettacolo, e’ efficace, diretto. Ha metodo e sopratutto conosce i limiti della gente. Bravo e bravo.

Giulio Casale. Sembra la guarnizione del piatto ma e’ molto di piu’. E’ li’ che quasi sembra a dire che le canzoni non vanno spiegate ma cantate. La chitarra la sa suonare eccome, a volte la usa come una batteria. “Non basta saper cantare?”…. ma aiuta, direbbe qualcuno. Bravo e bravo.

Andate a vederlo, potreste salvare molte vite oltre la vostra.